Dell’eccentrico Domenico Carpinoni (1566 – 1658), personalissimo interprete del clima figurativo del Manierismo internazionale, si conserva una pregevole e concitata Deposizione di Cristo dalla Croce in cui si riscontrano puntuali influenze sia della pittura veneta cinquecentesca (Tiziano, Palma il Giovane, Jacopo Bassano) che delle stampe degli artisti d’oltralpe.
Al prolifico Antonio Cifrondi (1656 – 1730), ricordato dai contemporanei per la straordinaria velocità esecutiva oltre che per la fertile immaginazione, sono riconducibili un sorprendente Ritratto d’uomo di profilo e due varianti di un medesimo tema iconografico quale la Deposizione di Cristo, ricche di suggestioni giordanesche, e di virtuosismi esecutivi.
Antonio Cifrondi, Storie di Cambise
Collezione Intesa Sanpaolo
“Due grandi tele del nostro focoso e sbrigativo Cifrondi (…) ornano la sala d’onore della antica casa Marinoni, quella oggi abitata dalla nobile famiglia Barca” (Baradello 1907, iii, p. 283). La presenza delle due opere nella prestigiosa dimora clusonese è documentata, oltre che dalle parole dello storico locale Baradello, da una vecchia fotografia (1915 circa) conservata nell’archivio Cristilli di Clusone, in cui si riconosce la tela raffigurante Cambise ebbro uccide il figlio del suo ministro Pressaspe.
Le due tele rimasero nel palazzo fino al 1920 circa quando la famiglia Barca, subentrata ai Marinoni per via ereditaria nel XIX secolo, iniziò la dismissione di buona parte del patrimonio mobile di famiglia. Acquistati dall’Ente Patronato San Vincenzo, nel 1986 i due dipinti sono entrati a far parte della collezione di Banca Popolare di Bergamo, e dal 2021 di Intesa Sanpaolo.
I due teleri hanno fatto ritorno nella sede da cui furono alienati esattamente un secolo fa, ora ricollocati nella loro sede originaria grazie alla disponibilità di Intesa Sanpaolo, che li ha concessi in comodato al Comune di Clusone in occasione della mostra dedicata al Cifrondi al MAT nel 2023.
Le maestose tele risultano ora più intellegibili in quanto parti integranti di un programma iconografico unitario che include gli affreschi della volta del salone d’onore che li ospita.
Concepiti en pendant, i due dipinti rappresentano altrettanti episodi della vita di Cambise II, figlio di Ciro il Grande, re di Persia dal 529 al 522 a.C., tramandati da Erodoto e ripresi da Seneca come esempi di hybris, di tirannica gestione del potere.
Il primo dipinto mostra il re persiano colpire al cuore con una freccia il figlio del suo ministro Pressaspe, che lo aveva accusato di mancanza di lucidità per aver ecceduto col vino. La seconda tela raffigura l’episodio in cui il dispotico sovrano, infuriato con la moglie Roxana che l’aveva accusato di essere l’assassino del fratello, la minaccia con la spada provocandone la morte per spavento.