MAT Museo Arte Tempo - Città di Clusone

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Orologi da torre

MAT Museo Arte Tempo - Città di Clusone

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Orologi da torre

Orologi da torre

Nel 1998 a Clusone è arrivato anche “il Tempo”: un’importante collezione di 62 meccanismi di orologi da torre, databili tra il XVI ed il XX secolo, acquistati dalla Provincia di Bergamo nel 1997 dal restauratore e collezionista Alberto Gorla, e trasferiti a Clusone grazie ad una convenzione col Comune.
Questa scelta si deve alla presenza nella cittadina del meraviglioso Orologio astronomico di Pietro Fanzago, autentico gioiello della meccanica rinascimentale, posto sulla torre del Palazzo Comunale dal 1583.

Al MAT sono esposti esemplari scelti per rappresentare gli stili dell’orologeria in epoche diverse, e le varie tecniche costruttive che testimoniano l’evoluzione, dall’esemplare di gusto tardo gotico con struttura a gabbia circolare, privo di quadrante, sino ai prodotti industriali degli inizi del XX secolo.
Si tratta di manufatti in cui scienza, calcolo, tecnica, arte si fondono per dare luogo ad oggetti che non nascevano per essere visti, e che ci narrano, testimoni non muti ma sonori, di epoche in cui l’acquisto di un orologio costituiva una spesa ingente per la Comunità, e per la cui cura e manutenzione esisteva una figura specializzata, il Temperatore, cui spettava anche il compito di provvedere alla quotidiana ricarica dei pesi che garantivano il movimento degli ingranaggi.

Da tempi immemorabili l’Uomo ha osservato il cielo, gli astri, l’alternarsi delle stagioni, scoprendo nei fenomeni che lo circondavano una ciclicità da cui ben presto seppe trarre vantaggio, tramutando il proprio atteggiamento da quello di inerme timore e di osservazione passiva dei mutamenti, a quello di chi è in grado di formulare delle previsioni e regolare di conseguenza le proprie attività. La misura del tempo, sia sotto la forma del tempo dell’anno, e quindi del calendario, che del tempo della giornata, e quindi dell’orologio, divenne così un’inseparabile compagna dell’Uomo e delle sue attività. Il mondo antico conosceva gli strumenti per la misurazione del tempo basati sull’ombra descritta dal moto del sole, come nel caso delle meridiane, o del flusso di acqua o di sabbia, come nelle clessidre, e già in epoca romana orologi meccanici di tipo idraulico, in cui la forza veniva impressa dal flusso dell’acqua, fornivano nelle piazze un’indicazione di tempo a disposizione di tutti. Dobbiamo però giungere al Medio Evo per incontrare l’orologio meccanico nel senso moderno, che dal XIV secolo in poi, posto su torri e campanili, dapprima col semplice rintocco delle ore, poi con i quadranti, costituiva il riferimento temporale per l’intera comunità.

Provenienza Italia, forse Emilia

Anonimo

Epoca XVI – XVII secolo

Struttura
A gabbia, in ferro forgiato, la base a sezione quadrata con quattro montanti principali posti a 45°, uniti superiormente da una traversa a fascia circolare. I montanti poggiano inferiormente su piedi arcuati, mentre in alto terminano con puntalini e globuli di gusto tardo gotico. Il fissaggio dei montanti e delle traverse è realizzato con chiodi ribattuti e con spine.

Movimento
A due treni in linea, con pulegge in legno a gola dentata per la carica a peso e contrappeso. Ruote in ferro, pignoni a gabbia. Regolatore a foliot, scappamento a verga con ruota caterina. Ruota caterina, verga e foliot di attuale fattura. Suoneria in dodici con ribotta, ottenuta tramite partitora piana con tacche interne e chiavistello. Ventola ad ali interna.

Note
Firma apocrifa sulla traversa superiore: M. ROGOLIS ROLANDUS PARMENSIS AD. MCCCLXXXXII, incongrua sia graficamente che con le caratteristiche dell’orologio.

Dimensioni telaio: 61 x 61 x 91 cm- Ingombro massimo: 61 x 61 x 98 cm

Collezione Provincia di Bergamo

Alberto Amigazzi

(1729 – Italia)

Struttura
A gabbia, in ferro forgiato, con quattro montanti principali poggianti su piedi a doppio ricciolo e desinenti verso l’alto in foglie di quercia, e due montanti ausiliari. Montanti e traverse sono fissati mediante spine.

Movimento
A due treni in linea, carica mediante pesi e funi su due tamburi in legno. Ruote in ferro, pignoni a lanterna e ad ali. Regolatore a bilancia anulare e scappamento a verga. Bilancia, verga e ruota caterina sono di attuale fattura. Suoneria in dodici con ribotta in sei, azionata da ruota partitora piana con tacche esterne e leva a bilanciere. Ventola ad ali interna.

Note
Porta l’iscrizione “Albertus Amigazzi”

Dimensioni telaio: 79 x51 x 69 cm – Ingombro massimo: 79 x 51 x 84 cm

Collezione Provincia di Bergamo

Anonimo

(XVIII secolo – Italia)

Struttura
A gabbia, in ferro forgiato, con sei montanti principali poggianti su sostegni a piede di cane e limitati superiormente dalle traverse orizzontali. Montanti e traverse sono fissati mediante spine ed in parte con incastri ribattuti.

Movimento
A due treni in linea, carica a pesi e funi, su due tamburi di legno, con pironi solidali con i tamburi. Ruote in ferro forgiato, pignoni a gabbia. Regolatore a bilanciere verticale, imperniato direttamente sullo scappamento a verga, con ruota caterina orizzontale. Suoneria in dodici con ribotta, azionata da ruota partitora piana con tacche esterne e leva a bilanciere. Grande ventola a pale esterna.

Dimensioni telaio: 108 x 82 x 90 cm – Ingombro massimo: 128 x 82 x 106 cm

Collezione Provincia di Bergamo

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