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Festival di Temponautica
Tempo sospeso: attimo o persistenza
…non ti sei chiesto perché un attimo, simile a tanti del passato, debba farti d’un tratto felice, felice come un dio? Per un attimo il tempo si ferma, e la cosa più banale te la senti nel cuore come il prima e il dopo non esistessero più. Quell’attimo è un ricordo. E cos’altro è il ricordo se non passione ripetuta. Non puoi pensarla un’esistenza tutta fatta di questi attimi?
Cesare Pavese
Quando ci occupiamo del "tempo" così come entra nell'esperienza umana, possiamo imbatterci in diverse situazioni: prendere in considerazione il rapporto che esiste tra l'individuo e il flusso vivo del tempo, l'eternità o l'attimo, oppure il suo turbinare vorticoso o la stasi più completa.
Già i Greci utilizzavano due termini diversi per indicare il tempo. Con chronos alludevano al tempo come divenire incessante, orientato secondo uno sviluppo lineare, progressivo e irreversibile, con aion indicavano il tempo come durata, come dilatarsi del presente in una contemporaneità sempre uguale a se stessa. Nel primo caso assistiamo ad un continuo mutamento, nel secondo viviamo in una dimensione di sostanziale immodificabilità in cui tutto resta in qualche modo congelato in una eternità che non passa. Quindi, il tempo può rinviare al mutamento o alla permanenza: può essere una potenza instabile e distruttiva, capace di travolgere tutto in un processo di perpetuo cambiamento, oppure concepire l'essere come immutabilità, come persistenza in un eterno presente, in cui il mutamento è solo un'illusione a cui nulla corrisponde nella realtà più vera e profonda. |